Papa Francesco sarà in Grecia dal 4 al 6 dicembre prossimi. L’arcivescovo Sevastianos Rossolaos al tempo della stesura di “Cristo Speranza dell’Europa” era arcivescovo di Atene e presidente della Conferenza Episcopale Greca. Ora è arcivescovo emerito, avendo superato i 75 anni, l’età della “pensione” per i vescovi. Le sue parole danno uno spaccato della situazione in Grecia che possono aiutare a comprendere la portata del prossimo viaggio di Papa Francesco

Il tema dell’evangelizzazione è sempre stato centrale negli incontri dei vescovi europei, sin dagli inizi. Oggi, l’Europa ha bisogno di essere ri-evangelizzata, o ha bisogno di rafforzare la fede?

È così piccolo il numero di quelli che hanno fede, fede illuminata e vissuta, ed è così insufficente la loro influenza sulla vita concreta quotidiana, che il lavoro di rafforzare la loro fede darebbe un frutto esiguo. C’ è bisogno assoluto di rievangelizzare prima i battezzati! Certo bisogna approfondire la fede dei praticanti, perchè sopratutto con essi si potrà fare l’ evangelizzazione dei lontani.

Quali sono le difficoltà maggiori che incontra la sua comunità ecclesiale nel suo Paese? In che modo si sta lavorando per superare queste difficoltà?

La Chiesa Cattolica in Grecia è una piccolissima minoranza. Eravamo sempre il 0,5% della popolazione, malgrado che in alcune isole arriviamo ancora al 20% e 33% della popolazione locale.

Intorno al 1990 è cominciata una immigrazione, tra cui molti cattolici, da molti paesi, sopratutto Polonia, Filippine, Albania, Ucraina, Paesi susahariani, latinoamericani. Molti di questi sono poi partiti dalla Grecia per altri paesi europei, e con la crisi economica greca sono anche ritornati in patria. Il numero dei Cattolici oggi in Grecia si suppone: 50.000 greci e 150.000 stranieri, concentrati sopratutto nel baccino di Atene, ma anche in molti paesi di periferia senza presenza di sacerdote.

Gli immigrati si presentano ancora praticanti. Senza di essi, le tre parrocchie del centro Atene (anche la cattedrale) sarebbero soppresse, perchè senza fedeli greci, i quali si sono trasferiti in periferia. I Greci cattolici sono molto secolarizzati, con un’esigua partecipazione alla vita ecclesiale che diminuisce sempre di più.

I matrimoni misti (con ortodossi), creano un problema in più alla pratica dei cattolici, perché gli ortodossi non frequentano il catechismo nelle parrocchie (solo le lezioni di religione nelle scuole) e posseggono delle convinzioni molto deboli riguardo la  pratica religiosa, benché ci siano famiglie miste esemplari.

La diminuzione delle vocazioni sacerdotali e religiose  è un’ altro problema. La metà dei sacerdoti nelle parrocchie sono stranieri. Solo la diocesi di Atene ha vocazioni locali, e anche un seminario internazionale con vocazioni dal Cammino Neocatecumanale. Vocazioni religiose non ci sono da decenni.

Per me la difficoltà più grande è la diffidenza verso i nuovi Carismi, i quali coltivano la fede dei laici con tanto successo (Movimenti e Nuove Comunità). Rimaniamo nella pastorale del tempo prima del Concilio Vat. II, mentre la secolarizzazione avanza. I parroci sono a contato solo con i praticanti, senza quasi nessun contatto con i lontani.

Dopo cinquanta anni di CCEE, abbiamo una Europa che respira con due polmoni, quello orientale e quello occidentale. Quali sono le sfide del dialogo tra Oriente e Occidente? Cosa hanno dato le Chiese dell’Est Europa a quelle dell’Ovest e viceversa?

Non è chiaro se lei parla dell’ Oriente Ortodosso o dell’ Oriente Cattolico.

Parlerò degli Ortodossi, tra i quali viviamo in Grecia, che diventano sempre più integralisti, e si comportano e si esprimono con disprezzo verso la Chiesa Cattolica e verso il Papa. Il Sinodo dei Vescovi Ortodossi in Grecia  mantiene un atteggiamento molto negativo riguardo la possibilità di una preghiera comune tra Cattolici e Ortodossi. Nella visita di Papa Giovanni Paolo II in Atene, 20 anni fa, il Sacro Sinodo ha accusato il suo Presidente, l’Arcivescovo di Atene, per aver recitato il Padre nostro in privato col Papa!

Dieci anni fa una famiglia mista ha dovuto trasportate il loro morto cattolico per 200 chilometri e portarlo a Pireo per la celebrazione funebre nella chiesa cattolica e poi riportarlo nella loro città per la sepoltura, perchè il metropolita ortodosso delle città non ha permesso la funzione nella chiesa ortodossa del cimitero. Negli ultimi 5 anni succede lo stesso nei cimiteri comunali di Atene. Ho già scritto una lettera a tre Ministeri, accusando lo Stato (che ha costruito e consegnato le chiese dei Cimiteri alla Chiesa Ortodossa) di non aver previsto neanche una sala dignitosa per la celebrazione funebre cattolica prima della sepoltura. Il Ministero dell’ Istruzione e delle Religioni ha comunicato la mia lettera al Sacro Sinodo Ortodosso, ai Metropoliti appartenenti ai Comuni di Atene, agli stessi Comuni a cui appartengono i cimiteri, e a diversi altri Ministeri, parlando di una situazione grave. E aspettiamo se ci sarà un risultato!

Si parla spesso di una persecuzione sottile dei cristiani in Europa, ci sono molti rapporti che la mettono in luce – penso a quelli dell’Osservatorio sulle Discriminazione e le Intolleranze contro i Cristiani in Europa. Nel suo Paese, quanto si sente forte questa persecuzione? Quali sono i maggiori problemi da affrontare?

I Greci hanno ancora molta religiosità naturale, e non è tanto appariscente l’ intolleranza religiosa. Si presenta in modo subdolo, nella mentalità che si propagandizza e non tutti capiscono lo spirito anticristiano. Soltanto alcuni gruppi di estrema sinistra, le femministe ecc. si pronunciano oppure fanno atti antireligiosi, ma sono pochi. Il problema è che la stragrande maggioranza è ortodossa, vive una religiosità di tradizione, ma non è catechizzata.

In che modo il dialogo ecumenico può contribuire (o ha contribuito) a formare una identità europea?

Non c’ è nessun dialogo ufficiale in Grecia ecumenico. L’ ecumenismo è considerato in Grecia il mostro dell’ Apocalisse e il Papa è l’ anticristo!!!!! Alcuni vescovi e sacerdoti ortodossi che la pensano diversamente, non hanno il coraggio di pronunciarsi contro questa mentalità, soltanto partecipano a qualche celebrazione cattolica o alla presentazione di un libro cattolico. Tuttavia esiste qualche istituzione in Grecia che crede all’ecumenismo e lavora per il suo sviluppo, come per es. la Facoltà Teologica dell’Università di Salonicco.

Quali sono oggi le priorità di evangelizzazione in Europa? E quali sono le priorità dell’evangelizzazione nel suo Paese?

I giovani e i loro genitori non sono praticanti. Stiamo cercando di evangelizzare gli adolescenti e i giovani preparando e coltivando la fede dei futuri animatori di adolescenti e giovani.

Nella Ecclesia In Europa di Giovanni Paolo II, trovo centrale l’interrogativo del Vangelo di Luca: “Il Figlio dell’Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” Cosa rispondete a questo interrogativo?

La troverà di sicuro, perché nella Chiesa è sempre presente lo Spirito Santo che ha la cura della Chiesa e lavora attraverso quelli che “ascoltano ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Apocalisse). Sempre, nelle crisi della Chiesa, lo Spirito Santo prevede e prepara la rinascita. Già in Europa si vedono i frutti del Concilio, contemporaneo dei Nuovi Movimenti e Communità che rinnovano la fede, e tante altre iniziative che fanno vedere già la rinascita di una fede solida.

La pandemia ha mostrato, purtroppo, una tendenza a marginalizzare la fede, considerata meno essenziale di altri beni, Per mesi, le comunità sono state private della possibilità della Messa con il popolo. Come si può superare questa tendenza?

Soltanto con l’ Evangelizzazione. (Certo ancora non è passata la pandemia, non è ritornata la libertà e il senso di sicurezza sanitaria, per constatare la caduta della pratica religiosa). La pratica religiosa si spegne solo in chi non aveva fede, ma soltanto una religiosità naturale. La pandemia ha mostrato la superficialità religiosa che c’ era già. Non ha causato niente di nuovo.

La marginalizzazione della fede nei dibattiti pubblici avviene anche su temi fondamentali, come i temi della vita. Quali sono le sfide che deve affrontare nella sua nazione? E come sono cambiate queste sfide nel corso degli anni?

La situazione in Grecia dipende dalla presenza della Chiesa Ortodossa, una Istituzione di diritto pubblico. È una Chiesa autocefala, in stretta relazione con lo Stato (il Clero e molti impiegati ecclesiastici son stipendiati dallo Stato) e molti dei suoi atti devono essere sanzionati dallo Stato. La Chiesa Ortodossa non si pronuncia facilmente suoi temi scottanti della società. Non si presenta con un Magistero, pronto a pronunciarsi su tutta la realtà della vita umana, come nella Chiesa Cattolica. Se prende posizione su un tema, poi sta zitta.

Il primo pericolo e la prima sfida proviene dal fatto di essere in Grecia una società tradizionalmente religiosa cristiana ma non catechizzata. Ciò si esprime con una parte fanatica che dogmatizza tutto e demonizza tutto ciò che è differente o non capisce, perciò non ha la capacità di dialogare. E con altra che oscilla tra l’ indifferentismo e una fede secolarizzata.

Da tutto ciò devo dire che la sfida fondamentale, è l’ evangelizzazione dei battezzati. Questo è una cosa difficile già per la Chiesa Cattolica in Grecia (che anch’ essa ha vissuto in modo tradizionale la propria fede), Chiesa piccola teoricamente con più facilità di contatto coi fedeli. Questa difficoltà cresce enormemente quando si tratta della Chiesa Ortodossa che è maggioritaria.

I Cattolici, vivendo in questo ambiente, sono facilmente influenzati, perciò la maggioranza vive religiosamente e moralmente in compromesso tra l’ insegnamento della Chiesa e la società secolarizzata.

In un recente dibattito sull’Osservatore Romano, è stato notato come la secolarizzazione abbia prodotto una società non cristiana. Ma alcuni osservatori notano che il problema non è nelle Chiese vuote di oggi, bensì nelle Chiese piene degli anni Settanta, nel periodo della fede militante che però ha mancato di una costruzione solida. Quale è la sua analisi del problema?

Ma si, è vero! Mi ricordo che da parroco in un’isola con la più alta percentuale cattolica 33% (Siros) osservavo che i giovani della mia età, molto attivi da giovani e sempre presenti nella parrocchia, da grandi si sono allontanati dalla pratica religiosa (coi loro figli certamente), ed è rimasta praticante una piccola parte. Ho domandato a tre persone quale era la loro vita nell’ organizzazione parrocchiale dei giovani e delle giovani (perché io vivevo in Seminario e non sapevo). Facevano gite, teatro, divertimento, celebrazioni religiose; sicuramente c’ era anche qualche conferenza spirituale, ma non si ricordavano di essa. Quindi il clero allora era contento di avere i giovani intorno alla chiesa parrocchiale, ma non coltivava una fede personale e convinta, e nessun contatto con la Bibbia.

È molto vero quindi che «il problema non è nelle Chiese vuote di oggi, bensì nelle Chiese piene degli anni Settanta», questo vale anche per la Grecia degli anni cinquanta e sessanta, perché negli anni settanta era già cominciata la crisi.

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